Amore non corrisposto –

Perché a volte amiamo tanto chi non ci corrisponde?
L’amore deve essere sempre corrisposto?

Nella preparazione dei temi che riguardano in prossimo per-Corso di Costellazioni Familiari e Spirituali, ho creduto utile inserire, nelle giornate dedicate al rapporto uomo-donna, al rapporto tra maschile e femminile, alla coppia in genere, questo argomento che tanto accomuna ed interessa a molti.

In questa situazione di sofferenza, spesso replicata più volte nel corso della vita, nella quale ci innamoriamo di qualcuno che, solo inizialmente o per un certo periodo, sembra corrisponderci o che addirittura non ci corrisponde affatto, abbiamo certamente potuto osservare quanto sia difficile spostare le nostre attenzioni da un oggetto d’amore ad un altro.

Da cosa dipende questa attitudine autodistruttiva?
Già, auto-distruttiva, perché anche se solitamente viene “spontaneo” incolpare l’altro di scarsa sensibilità, crudeltà, freddezza e quant’altro faccia al caso nostro, l’esperienza nello studio di numerosissimi casi, da parte di psicologi e terapeuti in genere, ci porta a riconsiderare la questione da un punto di vista molto… soggettivo. Cioè scopriamo che noi stessi, ovvero il nostro “modo” di vivere un certo innamoramento, siamo la causa prima di tutti i nostri problemi e della sofferenza che ne consegue.

Questa affermazione può essere spiegata, e anche rappresentata praticamente, risalendo al rapporto conflittuale con il nostro genitore, il più delle volte del sesso opposto e in genere con “il primo amore”: la madre.
Non voglio con ciò generalizzare, in quanto le cause di questo comportamento coattivo e ripetitivo, possono anche essere altre e a ciascuno sta il compito di scoprire le proprie.
Se stai seguendo con interesse in queste mie considerazioni e desideri iniziare a fare qualcosa di pratico per te, sarebbe utile che tu ti chiedessi:
Che cosa mi vuole insegnare questa sofferenza? Come posso trasformarla in un’occasione di crescita?

E se la tua risposta è affermativa, puoi continuare, ascoltandoti profondamente e chiedendoti ancora:
“Che cosa è mancato nella mia infanzia, che potrebbe avermi condotto a desiderare di replicare una certa sofferenza e, in questo soffrire, trovarvi anche una qualche soddisfazione, un appagamento? E in che modo tutto questo assomiglia al sentimento dell’amore?”

Mi piace ricordare un pensiero di Bert Hellinger che aiuta ad accettare meglio un concetto che la mente razionale tende a rifiutare :

“”Ti dirò una cosa riguardo alla felicità.
La felicità viene vissuta come pericolosa, perché rende soli.
Invece con il problema e con l’infelicità, si è in compagnia.
Il problema e l’infelicità sono connessi ad una sensazione di innocenza e di fedeltà.
La soluzione e la felicità invece, sono connesse ad una sensazione di tradimento e di colpa.
Perciò la felicità e la soluzione sono solo possibili se si affronta questa “colpa”.
Non che la “colpa” sia ragionevole, eppure viene vissuta come tale.
Per questo il passaggio dal problema alla soluzione è così difficile.
(tratto da “Ordini dell’amore” – il grassetto è mio)

Ovviamente è più difficile se rifiutiamo di accettare una realtà scomoda, come quella di non essere stati amati come avremmo desiderato, o meglio di non aver ricevuto, nell’infanzia, quell’Amore incondizionato di cui avremmo avuto bisogno.
Senza colpevolizzare alcuno, ma semplicemente accettando ciò che è – così come è, perdonandoci e, se e quando è possibile, perdonando, possiamo renderci la vita più semplice, cambiare livello vibrazionale, crescere personalmente e poi anche spiritualmente.

Cerchiamo l’amore dove non c’è?

Se il bisogno d’amore è, come certamente è, un bisogno reale e necessario alla vita, capita purtroppo assai spesso di trasformarlo in un falso-bisogno che, come tale, è autodistruttivo.
Desidero chiarire che un bisogno reale è riferito a qualcosa di oggettivamente esistente e, in certe condizioni, raggiungibile; per contro un falso bisogno è legato ad una fantasia, all’immaginazione della mente e alla sua proiezione; nella fattispecie alla proiezione del genitore mancato, o di un’istanza affettiva ad esso legata, proiettata sul partner o sull’oggetto d’amore.
Un bisogno reale è possibile soddisfarlo quasi sempre, a condizione che il nostro impegno sia applicato nella direzione giusta.

Un esempio: Ho sete. Il mio è bisogno d’acqua. L’acqua è qualcosa che esiste realmente ed è disponibile; a me non resta che cercarne la fonte. Se però attendo la prossima pioggia a bocca aperta… potrei morire ugualmente di sete.
Insomma: giusta direzione della ricerca e corretta azione. Ecco che così sono in sintonia.

Tutto ciò ha che vedere con il divenire adulti, responsabili e padroni della creazione della nostra realtà, compatibilmente e in sintonia con una Realtà più grande. Rendersi conto e smettere di cercare un Principe Azzurro o una Fata Turchina che ci diano l’amore di cui abbiamo bisogno; imparare a darci da noi stessi quell’Amore di cui siamo veramente degni, e così avere il potere di donarLo.
Questo è un percorso che siamo chiamati a fare, anche dalla stessa sofferenza da cui una parte di noi vuole disperatamente uscire.
Come fare? La risposta è sospesa nel vento…

Certamente le Rappresentazioni sono un ottimo mezzo per aiutarci a percorrere questa Via di conoscenza, affinando le nostre capacità percettive e il discernimento consapevole.

Mentre scrivo mi si prospetta un nuovo articolo, partendo da questo che hai appena letto, che però voglio lasciare ancora in sospeso e aperto alle tue considerazioni e discussioni, di cui l’argomento :

“L’amicizia tra i sessi è possibile? C’è un rapporto tra l’amicizia e l’amore non corrisposto?”

Grazie e… alla prossima!
Emmanuele